C’è che in quest’ultimo periodo mi sento davvero molto rilassato. Sono sicuro che qualcuno di voi, fosse nella mia stessa situazione, si angustierebbe di brutto. Invece sento il sangue scendermi nelle vene fluido e perfetto e di sicuro esteticamente imbattibile . Per come sono rilassato. Da domani non avrò più un lavoro, di già non ho più donne tra i piedi e dall’inizio dell’estate non accendo facebook. Io, miei cari aficionados, per una volta mi sento realizzato. Realizzatissimo, nel non aver nulla, ben che meno desideri e/o ambizioni. Solo la forte, sudata, innata e protuberante spinta a sopravvivere. E non mi cagate il cazzo di come farò, il modo si trova, e comunque non mi interessa. Non dover rendere conto a nessuno, anche per un piccolo periodo. Sono libero fottutissimo mondo figlio di cagna.

Vi farò una foto da appendere al contrario, così posso ammirarvi a testa in giù penzolante dal letto. Farò la danza della pioggia ogni volta che sentirò caldo e del sole quando la pioggia mi avrà stancato. Scriverò poesie innamorandomi dei vostri occhi schifati. Penserò di continuo all’orario di chiusura dei supermercati perché una birra al bar, ahimè, non sarà più alla mia portata, tranne ovviamente nella serata del venerdì, dove alla balera cittadina fanno un gran baccano ed io vorrò esserci. Poi mi inventerò un viaggio, userò l’internet dell’università per pubblicare racconti anonimi che mai nessuno leggerà. Conoscerò tutte le alcolizzate signore frequentatrici del giardinetto, mia bettola cittadina del cuore, appunterò tutti i loro discorsi, tic, battute, commenti acidi e non. Scriverò tutto con dovizia e precisione accademica, senza alterare il mio cervello con vino paccato (mischiato a acqua o gazzosa o pompelmo), sarò un muto testimone del mio tempo, un antropologo sociale di mondi provinciali. Una volta fuori le immaginerò bellissime e invincibili, cancellerò con la mente tutte le venuzze rosse dei loro nasi e guance, donerò tono e rosee tinte alle loro carnagioni, farò di bacco l’enfasi vivace delle loro persone, invece del loro giustiziere silente. Mi innamorerò perdutamente di ognuna, le farò ballare e poi faremo all’amore su di un letto a baldacchino. Quindi uscirò di casa con un cappello usato trovato su di una panchina nel parco, accenderò il primo mozzicone adocchiato in terra e me ne andrò a puntare ai cavalli, oppure ad uno scontri di galli zuppi zuppi di ormoni. Me ne starò una mezz’oretta a piangere sui soldi persi e cercherò una cabina telefonica. Qui il flusso un po’ dovrà interrompersi, essendo le cabine in via d’estinzione, ne approfitterò per prender fiato. Una volta trovato un telefono pubblico telefonerò a qualche conoscente con comportamenti bizzarri, asociali oserei dire, che mi accompagni in lunghe passeggiate mute, lunghe ma non troppo perché il mio amico non varrà di certo sudare. E se non c’è nebbia, inventeremo anche quella.

1 comment:

Manuel Mines said...

Bon courage mon frère!
p.s. scrivi anche molto bene. stimo.

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